Un esperienza "empirica" a favore degli allenamenti NON troppo infrequenti…

Di tanto in tanto, con il Professor Zaccone (Ordinario di Anatomia Comparata, Incaricato di Endocrinologia Comparata nell'-Università degli studi di Messina e docente dell'Accademia del Fitness.), ci incontriamo in qualche palestra messinese (in genere alla Linea Sport o alla Body Elegance), per allenarci insieme e nel contempo approfittare per discutere (e magari, provare…) su nuovi metodi di allenamento o sulle nuove ricerche che possono avere qualche applicazione nel nostro settore.

Nel novembre scorso (2003) approfittando dell'imminente organizzazione di un corso dell'Accademia del Fitness, abbiamo deciso di allenarci insieme con una certa regolarità.


Benchè la denominazione di "professore" possa far pensare ad una persona che lavora più col cervello che con i muscoli, il Professor Zaccone … è la classica eccezione: oltre al cervello usa ottimamente anche i muscoli … a tal punto che in alcuni esercizi, utilizziamo praticamente gli stessi carichi.

In particolare, mi accorsi che in un certo esercizio (siete curiosi di sapere quale? Beh, non ve lo dico…) avevamo esattamente la stessa forza, cioè utilizzavamo lo stesso peso per lo stesso numero di ripetizioni. La "progressione" dei carichi in questo esercizio, divenne così una specie di gara, ma benchè ognuno di noi cercasse di superare l'altro, anche l'incremento (come potete notare dalla figura) dei carichi fu nel corso delle sedute di allenamento, praticamente uguale.

Ok, scommetto che a questo punto starete dicendo: "ma a noi che cosa ci frega della tua gara di forza col professor Zaccone?" Beh, se fosse davvero questo l'argomento dell'articolo, sarei d'accordo con voi…
La parte interessante della questione, avvenne durante il periodo natalizio, dove il Professor Zaccone andò i vacanza (interrompendo gli allenamenti) mentre io continuai ad allenarmi normalmente…

Da qualche parte, ho letto che - a detta di uno di quei classici "teorici" che, a mio parere personalissimo, si allenano più con la penna che con i pesi -  dopo una "lunga" (a quanto pare, anche di mesi…) pausa si torna più forti di prima.
Visto che col Professor Zaccone in quel determinato esercizio avevamo praticamente la stessa forza e conseguivamo di allenamento in allenamento gli stessi incrementi di carico, mi venne in mente di fare - al ritorno dalla vacanze del professore - una "verifica sul campo", per cercare di comprendere se effettivamente una "lunga" pausa può davvero essere più produttiva del normale allenamento inframezzato dalle "
giuste" pause.
Sottolineo, che l'occasione era unica, in quanto, se faccio una "lunga" pausa e ottengo dei "miglioramenti" non ho la controprova che con una pausa più breve sarei "migliorato" di più o di meno…
In altre parole, senza "termini di paragone"si può affermare tutto ed il contrario di tutto (ed è quello che fanno molti "teorici da scrivania" in alcune delle loro operazioni di marketing…)! Il punto chiave che spesso viene trascurato è che "
buono" non è il metodo che mi fa ottenere risultati (magari un tale metodo lo potremmo definire discreto…), ma piuttosto quello che me li fa ottenere nel più breve tempo possibile!

Feci capire quindi al Professor Zaccone (quando ci ri-incontrammo dopo le vacanze) che la sua "lunga" pausa non per forza sarebbe stata deleteria per quanto riguarda i carichi utilizzati e che, secondo alcuni autori, c'era addirittura la possibilità che lui (avendo abbondantemente supercompensato) sollevasse più di me che avevo continuato ad allenarmi…

Iniziò quindi la "consueta gara", ed i risultati li potete vedere nel grafico all'altezza dell'allenamento n. 6.

Beh, i dati si commentano da soli: rispetto a quando (allenamento n. 3) il professore aveva interrotto gli allenamenti - che io invece ho continuato ad effettuare -  la mia performance era ulteriormente aumentata, mentre quella del professore era (io direi, ovviamente, ma a quanto pare, alcuni non la pensano così…) diminuita!!
Certo, quanto proposto non ha nessuna valenza di "studio scientifico", ma può essere un "indizio" per far comprendere come certe estremizzazioni (qualcuno continuando di questo passo ci consiglierà ben presto di allenarci una volta l'anno…) "teoriche" non sempre sono supportate da evidenze sperimentali…

A mio modo di vedere, la "troppa" infrequenza di allenamento non è meglio; la "giusta" frequenza è meglio!

Ah, dimenticavo… da un rapido sguardo alle letteratura del settore, si può osservare che i risultati riscontrati in tale esperienza "empirica", non sono poi così "isolati", anzi … direi che sono proprio in buona compagnia (personalmente non avevo dubbi, ma a quanto pare qualche "teorico" che - forse - ama più oziare che allenarsi, preferisce trincerarsi dietro la "solita storia" che queste conclusioni sono state estrapolate da studi condotti su atleti superdotati e/o superdopati…):

"Il libro della preparazione fisica"; S. Beraldo - C. Pelletti; Edizioni Mediterranee:

  • con un allenamento ogni 15 giorni, inizia già il decremento della forza muscolare;
  • con un allenamento ogni 7 giorni, si ha un mantenimento della forza muscolare;
  • con due allenamenti ogni 7 giorni, si ha un discreto incremento della forza muscolare;
  • con tre allenamenti ogni 7 giorni, si ha un buon incremento della forza muscolare;
  • con quattro allenamenti ogni 7 giorni, si ha un ottimo incremento della forza muscolare;
  • con cinque-sei allenamenti ogni 7 giorni, si ha il massimo incremento della forza muscolare.

Dietrich Harre - Teoria dell'allenamento - pag. 83 e 84 - Soc. Stampa Sportiva 1980

Poiché l'organismo si adegua alle esigenze del suo mondo circostante, gli adattamenti provocati dall'allenamento si decompongono quando il carico viene ridotto eccessivamente oppure viene ad interrompersi del tutto. La decomposizione riguarda tutte le componenti della capacitá di prestazione fisica e psichica. Essa si verifica tanto più rapidamente, quanto più gli adattamenti sono recenti e non consolidati. Le interruzioni dell'allenamento diminuiscono quindi l'aumento continuativo della prestazione e rallentano il ritmo di sviluppo. E' quindi buona norma evitare un troppo lungo periodo di transizione senza carichi di allenamento.

E' inoltre da tenere presente che l'effetto allenante ottenuto per mezzo di una seduta di allenamento si affievolisce molto o addirittura viene completamente annullato se è troppo lungo l'intervallo tra le varie sedute. Per un rapido e stabile sviluppo di prestazione, anche per atleti adolescenti è necessario allenarsi tutti i giorni.

Bosco Carmelo: La forza muscolare. Aspetti fisiologici ed applicazioni pratiche - pag. 455 e 456 - Soc. Stampa Sportiva 1997:
Per poter realizzare un piano di lavoro efficace che possa in modo concreto determinare un miglioramento della forza massima, in atleti già allenati, occorre rispettare i seguenti principi:

  1. Il carico di lavoro deve essere progressivo, non può essere inferiore la 70% del carico massimo (CM) e deve essere eseguito per non meno di 2-3 volte la settimana e protratto per almeno 6-8 settimane (p.e. Sale, 1988).
  2. Allorquando si pensasse di utilizzare carichi inferiori al 70% del CM, verrebbero prevalentemente reclutate fibre lente e, nel caso di attivazione di fibre veloci, la frequenza di stimolo sarebbe bassa (Bosco e Colli, 1995)
  3. Un allenamento settimanale non garantisce lo stimolo sufficiente a determinare modificazioni biologiche significative e permanenti (Atha. 1981)
  4. ecc.

...Scusami se ti ho irritato. Non volevo. L'irritazione è per quel tuo interlocutore e per il fantasma.
Salutoni.  Filippo.

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