Copernico, la sorte del De Revolutionibus dopo la condanna della Chiesa e il ruolo di Galileo.

Da Giangi Caglieris (Giovanni Maria Caglieris)

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De Revolutionibus ed. 1566
Bibl. dell'Osser. di Brera- INAF

La presente pagina (e la collegata relativa alle note esplicative) deriva dalla trascrizione allargata della conferenza da me tenuta al Civico Planetario di Milano, il 15 ottobre 2002 durante una riunione del Circolo Astrofili di Milano.

Per andare al testo della singola nota cliccare sul relativo numero tra parentesi e sopra la riga.

Avvertenza: Nel testo vengono citate molte lettere di Galileo, riportate nell'edizione elettronica a cura di LiberLIber (vedi Bibliografia). Sono citate con due numeri, tipo X, 234, che significano la lettera n.234 inserita nel X volume dell''Edizione Nazionale delle opere di Galileo, curata da A. Favaro, per i tipi di G.Barbera tra la fine del 1800 e l'inizio del 1900.

Pagina del De Revolutionibus con cancellazioni e annotazioni (fogli 2v e 3r)
Biblioteca Braidense

L'occasione

Il mio incontro ravvicinato con il testo di Copernico é stato quasi casuale. Visitando la Mostra L'Occhio Nuovo, tenuta nel 2002 a Cesano Maderno, mi sono imbattuto in una copia (2) del libro aperto ad una pagina che presentava cancellazioni e annotazioni. Mi sono allora ricordato di aver frettolosamente letto in un libro di Gingerich (3) il capitolo The Censorship of Copernicus's De Revolutionibus, dedicato alla condanna e alle modalità di effettuazione delle correzioni richieste.
Sulla sua falsariga, ho approfondito il discorso, visionando copie emendate e no e acquisendo parecchi documenti riguardanti la vicenda (documenti che per quanto possibile sono qui riportati).

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La struttura del De Revolutionibus

Il testo fu pubblicato per la prima volta nel 1543 a Norimberga e pubblicato una seconda volta a Basilea nel 1566. Le due edizioni sono sostanzialmente identiche; il contenuto e la numerazione delle pagine é lo stesso, salvo qualche lieve differenza tipografica nei titoli dei capitoli; nell'edizione di Basilea é aggiunto in fondo la Narrazio Prima , documento comparso prima del De Revolutionibus con autore il Retico, discepolo molto vicino a Copernico, in cui viene fatta una sintesi delle idee di Copernico.

Nel 1617 ad Amsterdam, forse in polemica con la condanna e sfruttandone la pubblicità, venne pubblicata l'ultima edizione antica.

Autografo: Il Foglio su Marte
Biblioteca Jagielloniana di Cracovia

Il contenuto del testo di Copernico (in 6 libri) si può schematizzare (ai fini del presente lavoro) come segue:

  1. La premessa (apocrifa in quanto non di mano di Copernico, comunemente ritenuta opera di Osiander) che presenta il libro come un'ipotesi matematica senza realtà fisica;
  2. La Prefazione di Copernico, dedicata a Papa Paolo III, in cui, prevedendo le reazioni negative, difende la validità della sua ipotesi e mette l'opera sotto il patrocinio del Papa;
  3. I capitoli I - XI del libro I, che può considerarsi la parte cosmologica dell'opera in quanto presenta, discute e cerca di giustificare la sua teoria e a dimostrare inconsistenti le ipotesi degli antichi;
  4. I restanti capitoli del libro I e il libro II, in cui si tratta dei triangoli sferici ed é riportato un catalogo di stelle (4);
  5. I restanti Libri III - VI in cui é trattata la teoria matematica di Sole, Luna e Pianeti.

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La diffusione del De Revolutionibus

Gingerich (5) stima intorno al migliaio le copie cumulativamente stampate nelle prime due edizioni.

Dato il carattere matematico e a tratti involuto del libro, la diffusione fu abbastanza lenta e in un primo tempo limitata ai matematici, che lo studiarono, criticarono e annotarono scrupolosamente.

Anche se subito utilizzato direttamente o indirettamente ( tramite le Tavole Prunetiche di Reinhold) per i calcoli delle posizioni dei pianeti, l'accettazione della teoria eliocentrica anche tra gli astronomi non fu affatto generale.

Annotazioni di Clavio, Gesuita del Collegio Romano
Da Gingerich, Census of ect.

Sono i Protestanti (Lutero e Melantone) a rifiutare in un primo momento (addirittura prima dell'uscita del libro) il sistema Copernicano, opponendo le parole delle Sacre Scritture. La Chiesa Cattolica é inizialmente indifferente tanto che per la riforma Gregoriana del calendario furono forse utilizzati dati e calcoli di Copernico. Il libro fu ampiamente letto e commentato dai Gesuiti(6), che comunque non accettarono mai il sistema Copernicano, preferendo quello Ticonico.

I problemi teologici con membri della Chiesa sorgono più tardi, in piena epoca di Controriforma e a mio parere per tre motivi:

  1. l'uscita dell'idea eliocentrica (e del conseguente moto della Terra) dal mondo dei matematici a quello dei dotti o comunque sapienti (es. Giordano Bruno, La cena delle Ceneri). Un ruolo centrale ebbe per la controversia la "diffusione" parziale e tendenziosa dei punti eclatanti della teoria di Copernico tra i non matematici e i membri meno dotti delle congregazioni religiose ;
  2. l'abbandono dell'idea di considerare il sistema di Copernico come una pura ipotesi matematica per salvare i fenomeni e la sua affermazione come di teoria fisica reale (Keplero, Galileo). E' chiaro che l'ipotesi matematica evita i problemi di contrasto con le Sacre Scritture;
  3. la reazione dell'ambiente filosofico e universitario, che non in grado di trovare argomentazioni serie contro il Copernicanesimo, si appigliano a questioni teologiche.
E qui entriamo nel cuore della questione.

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Autografo: Il diagramma del Sistema
Biblioteca Jagielloniana di Cracovia

Ex-professo o Ex- suppositione?

La discussione verte subito sulla duplice interpretazione di quanto prospettato da Copernico.

  1. Ipotesi per salvare le apparenze (Ex- suppositione)
    E' un lavoro matematico che rende disponibile strumenti per calcolare meglio le posizioni dei pianeti (in tal caso che la Terra giri intorno al Sole é un comodo artificio);
  2. La teoria corrisponde ad una realtà fisica (Ex-professo)
    Il sistema eliocentrico ha una sua intrinseca realtà fisica (effettivamente la Terra si muove e i pianeti girano intorno al Sole).
Questa duplice prospettiva é fondamentale per comprendere gli avvenimenti.

Cosa pensava effettivamente Copernico?
La questione é stata dibattuta a lungo da persone molto più qualificate di me, senza arrivare ad una conclusione univoca.
Senza lasciarci fuorviare dalla prefazione di Osiander (che prevedeva i problemi e presentava la teoria come ex-supposizione) é indubbio, a mio parere, che:

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Galileo, la Chiesa, il ruolo del cardinale Bellarmino

Due annotazioni:

Frontespizio

Galileo, dopo la scoperte astronomiche del 1610-1611, era ormai un Copernicano convinto (7), ritenendo le sue scoperte come altrettante prove e anche per iscritto (ad esempio nelle 3a lettera a Welser sulle macchie Solari) aveva sostenuto la realtà della cosmologia di Copernico. Problemi con la Chiesa non vi erano stati per il momento; qualche dubbio in Galileo doveva esser sorto, in quanto già nel 1612 (prima della pubblicazione dell'Istoria e dimostrazione intorno alle macchie solari) chiede un parere al cardinale Carlo Conti circa l'ammissibilità teologica dei mutamenti del cielo. Il cardinale risponde (8): "non essere dubbio alcuno che la Scrittura non favorisce ad Aristotele, anzi più tosto alla sentenza contraria, sì che fu comune opinione de' Padri che il cielo fosse corruttibile", ma nota, riguardo al moto della Terra, " et questa pare meno conforme alla Scrittura " e invita Galileo a procedere con cautela in quanto in questo "non puole havere altra interpretatione la Scrittura, se non che parli conforme al comun modo del volgo; il qual modo d'interpretare, senza gran necessità non si deve ammettere."

Inoltre, con il suo atteggiamento polemico, Galileo si era creato molti nemici tra i professori delle varie università e i dotti fedeli a Aristotele, soprattutto in Firenze e Pisa, dai quali tra l'altro non gli veniva perdonato di avere una cattedra universitaria con dispensa dall'insegnamento e un forte emolumento.

I filosofi aristotelici e i peripatetici di Firenze usano mezzi leciti e illeciti, gli si schierarono contro attaccandolo in pubblico e in privato, spesso indirettamente; basti pensare alla cena a Pisa presso la Granduchessa, in presenza di Padre Benedetto Castelli, episodio che occasiona la cruciale lettera di Galileo allo stesso del 21 dicembre 1613 (9), documento che in seguito diventerà la famosa Lettera alla Granduchessa Cristina di Lorena. Questa lettera, in cui come dice il Favaro "sono così nettamente e magistralmente segnati i confini tra la scienza e la fede (10) ", viene strumentalizzata dei suoi nemici, in quanto in tale lettera Galileo sconfina apertamente nell'interpretazione teologico.

Frontespizio della Lettera di P. Foscarini

Già prima aveva avuto luogo un attacco nel novembre del 1612 ad opera del padre Domenicano Lorini, attacco che non lascia traccia visibile. Ora il 21 dicembre 1614 Galileo viene attaccato dal pulpito dal Domenicano Tommaso Caccini e denunciato dal Lorini al Santo Uffizio, per empietà ed eresia , basandosi su una copia parzialr della lettera a Castelli, da lui carpita con sotterfugio allo stesso (11). Ma come dice Santillana (12), "l'inquisizione aveva fatto le sue indagini e non aveva tardato a concludere che la suspicione in materia di fede non aveva ragione d'essere" (13). Comunque questa si é messa in moto e la questione si concentra quindi sul Copernicanesimo, e fondamentalmente sul movimento o no del Sole e della Terra.

Sentendo salire nel corso del 1615 la tempesta, Galileo, facendo avere a Dini copia autentica e completa della Lettera in questione, cerca di agire attraverso protettori e amici sul Cardinale Bellarmino (gesuita e influente membro della congregazione del Santo Uffizio) e sui Gesuiti del Collegio Romano. Decide verso fine anno di recarsi a Roma e di agire di persona. E qui bisogna dire che si comportò in maniera molto poco diplomatica, dimostrando di non aver capito l'aria da Controriforma che tirava, non ascoltando inviti e ammonimenti alla moderazione di amici, protettori ed ecclesiastici, dedicandosi a confutare brillantemente in pubblici dibattiti le argomentazioni dei suoi oppositori, mettendoli in ridicolo ed in imbarazzo(36). Non capisce che il problema non é con i filosofi ma con i Teologi e gli ecclesiastici di Curia, e fa poco o niente per operare su di loro (14). Probabilmente é proprio questo attivismo di Galileo a esasperare la situazione e a far attivare il procedimento dell'Inquisizione.

Tra l'altro i Gesuiti, che nonostante la precedente polemica di Galileo con il Finto Apelle (che altro non era che il gesuita padre Scheiner) avevano avvallato le scoperte telescopiche di Galileo e gli erano personalmente largamente favorevoli (15), ora prudentemente si defilano(16) restando in attesa , riservandosi così la possibilità di agire in un secondo tempo(17)..

Ritratto del Card. Bellarmino

Quale fu il ruolo del Cardinale Bellarmino? Libri interi hanno trattato la questione.
Gesuita, grande "Defensor Fidei"(18), sostenitore dell'Autorità Papale, non era addentro alle questione astronomiche, ma si valeva della consulenza dei suoi confratelli (19). Intransigente in materia di fede, aveva una buona considerazione personale di Galileo che giudicava un buon cristiano e già aveva espresso all'inizio del 1615 la convinzione che il De Revolutionibus poteva essere salvato con poche modifiche(20).

Significativo é il suo comportamento nei confronti del carmelitano Padre Foscarini, che aveva pubblicato una lunga difesa in forma di lettera in cui tenta di dimostrare con argomentazioni teologiche che la teoria Copernicana non é in contrasto con le Sacre Scritture ma anzi che da questa ne piuttosto riceveva conferma (21). e che aveva sollecitato il parere del cardinale.
Nella sua risposta(22), molto secca, sostiene "Dico che mi pare che V. P. et il Sig.r Galileo facciano prudentemente a contentarsi di parlare ex suppositione" e poi aggiunge " Dico che, come lei sa, il Concilio prohibisce esporre le Scritture contra il commune consenso de' Santi Padri".; infine " Dico che quando ci fusse vera demostratione che il sole stia nel centro del mondo e la terra nel 3° cielo, e che il sole non circonda la terra, ma la terra circonda il sole, allhora bisogneria andar con molta consideratione in esplicare le Scritture che paiono contrarie, e più tosto dire che non l'intendiamo, che dire che sia falso quello che si dimostra. Ma io non crederò che ci sia tal dimostratione, fin che non mi sia mostrata".
In questa risposta c'è già in nuce tutto il seguito della vicenda. Subito conosciuta, gela Galileo e i suoi amici: una testimonianza e un documento che pensavano a favore, si ritorce contro.

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Il "Processo"

Tra alti e bassi, al termine di una lotta sotterranea in seno alle gerarchie ecclesiatiche, tra "tradizionalisti" e "Innovatori", con questi ultimi che non vogliono rischiare troppo in materia di fede, agli inizi del 1616 la decisione della Chiesa é presa. Su ordine del Papa, Paolo V, molto ostile agli intellettuali, Bellarmino il 18 febbraio 1516 sottopone (a mio parere solo formalmente e per trovare un appiglio giuridico) ai "qualificatori" della Congregazione del Santo Uffizio l'esame di due proposizioni, , che secondo la deposizione fatta dal Caccini davanti all'Inquisizione il 30 marzo 1615 erano professate da Galileo e i suoi seguaci e precisamente:

I qualificatori (autorevoli teologi) rispondono il 23 febbraio (documento del 24 febbraio) affermando che:

Si tratta ora innanzitutto di agire nei confronti di Galileo e la parola passa al Papa. Nella riunione della Congregazione del 24 febbraio, un infelice intervento del giovane Cardinale Orsini (22 anni) irrita il Paolo V, questi rimette la questione ai Cardinali del Sant'Uffizio. Poi chiama Bellarmino e impone (o concordano) che questi chiami Galileo in udienza privata e in presenza di un commissario, lo ammonisca che in nessun modo teneat, doceat, aut defendat verbo et scripti le opinioni condannata, pena un procedimento del Sant'Uffizio (nel documento ufficiale si legge addirittura si vero non acquieverit, carceretur).

Il 26 il Bellarmino esegue e Galileo , secondo il verbale che si trova nell'incartamento segreto del Santo Uffizio, acquievit. Questo verbale, non firmato né da Galileo né da Bellarmino, né dal commissario presente, sarà determinante per la condanna di Galileo nel processo del 1633. (24). Drake(25) parla addirittura della parola "doceat" (insegni) come punto centrale di tale processo.

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Il decreto di "condanna" del De Revolutionibus "Donec corregatur"

Secondo le decisioni prese alla presenza del Papa nella riunione del Sant'Uffizio del 3 marzo, il 5 marzo 1616 la Congregazione dell'Indice dei Libri Proibiti emette il decreto che condanna senza appello la lettera di padre Foscarini, mentre decide che il testo di Copernico (e quello di un certo Padre Stunica) siano sospesi fino a quando non siano corretti (suspendendos esse, donec corregantur). (vedi testo del decreto).

Perché questa diversità di trattamento. Per la lettera del Foscarini la motivazione é chiarita nel decreto stesso: "Cerca di mostrare che la dottrina dell'immobilità del Sole incontro al mondo e la mobilità della terra sia consona a verità e non in contrasto con le Sacre Scritture".

E' da notare che non vengono proibite le Lettere Solari (e la conseguente Istoria e Dimostrazione etc.) benché come già detto copernicanissime. Secondo Santillana, ciò é dovuto al fatto che Galileo "é venuto a Roma in veste di chi sollecita chiarimenti e direttive, onde non rischiare di contravvenire alle intenzioni di Santa Chiesa" e aggiunge "Si vuol premiare la sua buona volontà, e si conta che darà opera egli stesso a modificare la tesi" (26).

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Le modifiche, il Votum e il Monitum ufficiale

Lo spirito con cui viene salvato il De Revolutionibus é semplice: Eliminare i passi in cui Copernico sembra parlare ex-professo, in maniera che emerga solamente l'interpretazione ex-suppositione, e limare alcune asprezze nelle affermazioni riguardanti le Sacre Scritture o i Padri della Chiesa.

Queste linee di intervento erano già state espresse più di un anno prima dal Cardinale Bellarmino al Dini (e da questi riportate a Galileo come già detto) e che le modifiche siano di poca cosa é subito chiaro a Galileo (27).

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Da parte della Chiesa le motivazioni e le modifiche sono riportate in un documento che da ora in poi chiamerò "VOTUM" preparato da Francesco Ingoli (27bis) e trasmesso forse dal Cardinal Caetani(28).
E' rivolto ai componenti della Congregazione dell'Indice e prospetta tre soluzioni:

  1. Il salvataggio completo del testo di Copernico, in quanto utile alla comunità Cristiana per il calendario ecclesiastico, che dipende da calcoli astronomici precisi. Questa utilità era stata messa in risalto da Copernico nella chiusa della dedica a Paolo III;
  2. la sua totale proibizione, in quanto in contrasto con la verità dell'immobilità della terra. Infatti Copernico basa il suo sistema per salvare le apparenze su tre moti della terra;
  3. una via intermedia: L'astronomia ha la particolarità di usare falsi e immaginari principi per salvare le apparenze; basti pensare agli epicicli, eccentrici, equanti, apogei e perigei inventati dagli antichi. Se si eliminano e si correggono i pochi punti in cui Copernico sembra parlare ex-professo, allora le sue affermazioni saranno in linea con un discorso ex-suppositione.

Accolta questa terza tesi, le modifiche proposte sono veramente epidermiche, e su due linee:

In linea con la prima é la cancellazione di una parte consistente dell'introduzione (troppo palese il giudizio negativo su Lattanzio) e la frase finale del Cap X del Primo Libro ("Tanto divina é per certo questa architettura del massimo e ottimo artefice").

Alle seconda logica si ispirano modifiche quali il titolo del Cap XI del libro primo che da "Dimostrazione del triplice movimento della terra" diventa "Dell'ipotesi del triplice movimento della terra e sua dimostrazione".

A quando risale il Votum? Non ho documentazione per asserirlo, ma dovrebbe risalire a immediatamente dopo la condanna., in quanto la sostanza delle modifiche richieste erano già chiare a Galileo come già detto fin dal marzo 1616.

Il decreto ufficiale della Congregazione dell'Indice (decreto n. XXI) sarà pubblicato solo nel 1620 sotto forma di " Monitum ad Nicolai Copernici lectorem. eiusque emendatio" e rispecchierà quasi letteralmente il VOTUM (sintetizzando solo le motivazioni) e come tale rimarrà a lungo (fino al 1757) nelle varie edizione dell'Index Librorum Proibitorum.

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Come sono state eseguite le correzioni

Ho potuto consultare 4 copie del De Revoluzionibus, e precisamente

Le tecniche di correzione sono due.

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  1. Cancellazione con inchiostro di parole o frasi e apposizione manuale delle parole o frasi corrette in margine o tra le righe;
  2. Incollaggio di toppe di carta per coprire il testo da cancellare.

Entrambe le tecniche sono utilizzate in entrambe le copie.

Un caso a parte é rappresentato dalle correzioni al Cap. VIII del Primo Libro (Confutazioni delle argomentazioni sopra riportate e loro insufficienza) in cui Copernico confuta le ragioni degli antichi contrarie al moto della terra. Le correzioni potevano essere effettuate in due modi:

  1. Espurgazione totale del capitolo;
  2. Modifiche e cancellazioni parziali.

Il capitolo si estende da foglio 5 verso al foglio 7 recto. Nella copia di Cremona il capitolo é stato completamente rimosso, tagliando via completamente il foglio 7 e coprendo con larghe toppe gli altri due fogli. Per la copia di Brera é stata seguita la seconda alternativa.

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Galileo e gli sviluppi della sua vicenda umana

La reazione immediata di Galileo non fu di soverchia preoccupazione. Nelle primissime lettere dopo la pubblicazione del decreto tende a sottovalutare l'accaduto, accennando, come gią detto, a poche e marginali modifiche da apportare al testo di Copernico (29). Anche la visita al Papa del 11 marzo, durante la quale Paolo V lo accoglie con benevolenza, lo rassicura, dicendogli tra l'altro che conosceva gli intrighi dei suoi avversari (30) .

Poi, quando la notizia della condanna si diffonde con varie dicerie (31), tra cui quella che abbia abiurato e sia stato punito. Galileo resta a Roma per qualche mese e cerca di porre riparo. Vede nel mese di maggio il cardinale Bellarmino e chiede una dichiarazione in senso contrario alle dicerie, cosa che questi gli rilascia per iscritto (32).

Frontespizio de Il Saggiatore

Partito da Roma il 30 giugno e tornato a Firenze, si immerge nel lavoro scientifico, dedicandosi tra l'altro all'osservazione dei satelliti di Giove e al calcolo delle effemeridi dei loro eclissi, alla ricerca di un metodo per calcolare le longitudini in mare.

Ha comunque il dente avvelenato con i Gesuiti, che, secondo lui, non solo non lo hanno difeso ma anche hanno contribuito alla condanna.

Frontespizio della dissertazione di padrf Grassi

Nel 1619 inizia la polemica con padre Grassi riguardo alle comete. La polemica culmina nel 1623 con la pubblicazione del "Saggiatore", vero manifesto scientifico della nuova scienza.

E' un momento di gloria per Galileo, ma solo momentaneo. Purtroppo questi ha portato avanti la polemica con pochissimo tatto, cosa che gli inimica definitivamente i Gesuiti, con conseguenze nefaste per Galileo al momento del vero processo del 1633, avvenimento che esula dagli obiettivi di questo scritto.

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Mie considerazioni

E' difficile dare un giudizio sereno su Galileo alla luce di tutta la vicenda.

E' indubbio che Galileo fu un grande e innovativo scienziato e filosofo (anche se paradossalmente non fu un eccelso matematico (33)). In molti casi fu decisamente "dogmatico"; ad esempio per le comete e per il rifiuto a priori di ogni azione a distanza (che permetteva a Keplero di spiegare in termini di attrazione magnetica la forza che il Sole esercita sui pianeti).

Dal punta di vista umano, il giudizio su Galileo non può essere completamente favorevole.
Nella polemica con la Chiesa é in buona fede; agisce affinché la Chiesa non si dichiari apertamente ex-catedra contro una teoria che egli crede e sa essere vera, evitando così in un futuro il danno per Essa di dover ammettere l'errore. Ma presuntuosamente sottovaluta completamente i razionali e la potenza delle forze che all'interno della Chiesa si oppongono ad interpretazioni ad-hoc delle Sacre Scritture, anche quando amici e sostenitori lo invitano alla prudenza.
Una specificità del carattere di Galileo si rivela negli scritti e nei comportamenti: la sua polemicità verso chi sostiene opinioni difformi dalle sue é spesso spinta oltre il necessario e rasenta in certi casi l'insulto, trasformando avversari scientifici in acerrimi nemici.
Lascia interdetti noi moderni la sua ricerca esasperata dell'appoggio dei potenti.(34) Il paradossale é che al momento opportuno quest'appoggio non gli risparmia le condanne.

Altro episodio discutibile é la maniera con cui attraverso Paolo Sarpi bloccò la presentazione di un cannocchiale al Senato Veneziano, da parte di un rappresentante di cannocchiali fino a quando non fosse pronto il suo, decisamente migliore(35).

Inutile dire che la condanna di Galileo (a detta di molti evitabile se si fosse comportato con maggior diplomazia) ebbe conseguenze gravi per lo sviluppo dell'astronomia e della scienza in Italia per almeno 150 anni.

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